Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
280 | levia gravia |
Seco il garzone a cui l’intimo affetto
Traluce e ride su la faccia pura
E ne l’eloquio l’anima secura
16E il savio petto.
Oh a me del vin cui piú sottil maturi
Tósca vendemmia per le aeree cime
Versate, amici. Io dal bicchier le rime
20Chieggo e li augúri.
E d’Alice dirò la chioma bruna,
La tenue fronte e i lunghi sguardi e lenti,
Come in queta d’april notte pioventi
24Raggi di luna.