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levia gravia 273

Ma no: dovunque suona
In voce di dolor l’umano accento
Accuse in faccia del divin creato,
88E a l’uom l’uom non perdona,
E l’ignominia del fraterno armento
È ludibrio di pochi, è rio mercato,
E con viso larvato
92Di diritto la forza il campo tiene
E l’inganno d’oscene
Sacerdotali bende incamuffato,
Ivi gli amici nostri, ivi i fratelli.
96Intuona, o musa mia, gl’inni novelli.

Addio, serena etate,
Che di forme e di suoni il cor s’appaga;
O primavera de la vita, addio!
100Ad altri le beate
Visïoni e la gloria, e a l’ ombra vaga
De’ boschetti posare appresso il rio,
E co ’l queto desio
104Far di sé specchio queto al mondo intero:
Noi per aspro sentiero
Amore ed odio incalza austero e pio,
A noi fra i tormentati or convien ire
108Tesoreggiando le vendette e l’ire.