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272 levia gravia

O ad ogni bene accesa
Anima schiva, e tu lenta languisti
Da l’acre ver consunta e non ferita:
64Tua gentilezza intesa
Al reo mondo non fu, ché la vestisti
Di sorriso e disdegno; e sei partita.
Con voi la miglior vita
68Dileguossi, ahi per sempre!, anime care;
Qual di turbato mare
Tra i nembi sfugge e di splendor vestita
Par da l’occiduo sol la costa verde
72A chi la muta con l’esilio e perde.1

Dunque se i primi inganni
M’abbandonaro inerme al tempo e al vero,
Musa, il divin tuo riso a me che vale?
76Altri e fidenti vanni,
Altro e indomito al dubbio ingegno altero
Vorriasi a te seguir, bella immortale,
Quand’apri ardente l’ale
80Vèr’l’infinito che ti splende in vista:
A me l’anima è trista:
Perdesi l’inno mio nel vuoto, quale
Per gli silenzi de la notte arcana
84Canto di peregrin che s’allontana.