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NOTE





PROLOGO.


Al libro [1866] — Petronio [pag. 5, v. 6] è quel del Satyricon divenuto dopo il 1815 scrittore di romanzetti mistici e d’omelie erotiche. Alfio [ivi, v. 14] è l’usuraio del II degli epodi: al tempo di Orazio faceva idilli campestri, dal 1815 al ’59 compose di molti inni sacri in settenari e in isciolti: oggigiorno credo faccia anche delle poesie sociali. Le altre figure, o figuri, sono studi ideali dal vero, per così dire, della società toscana poco avanti e poco dopo il 27 aprile 1859, cui si allude alla pag. 7, v. 4. Per l’allusione mitologica su ’l Mugnone (pag. 9, vv. 21-23), chi non se ne ricordasse vegga il Ninfale fiesolano. A chi poi gli rimprovera l’acerbezza giambica di alcuni di questi versi, come sconveniente alla civiltà odierna, Enotrio, veneratore degli antichi, ricorda quei di C. Trebonio a Cicerone, Famil. lib. XII: In quibus versiculis si tibi quibusdam verbis eythyrremonésteros videbor, turpitudo personae eius in quam liberius invehimur nos vindicabit: ignosces etiam iracundiae nostrae, quae iusta est in eiusmodi et homines et cives. E canticchia quei versi di Lucilio:

Virtus, id dare quod re ipsa debetur honori,
Hostem esse atque inimicum hominum morumque malorum
Contra defensorem hominum morumque bonorum.