O de Mella viragine forte,
Batti pur su le incudi sonanti,
Stringi pure in arnesi di morte 68Del tuo ferro il domato rigor;
Ma rammenta i tuoi pargoli infranti
Su le soglie, i tuoi vecchi scannati,
Ed i petti materni frugati 72Da le spade, e l’irriso dolor.
O Firenze, tua libera prole
Dorme tutta ne’ templi de’ padri
O su’ monti ove l’ultimo sole 76Il tuo Decio cadendo attestò?
Odo un gemito lungo di madri
Volto al Mincio ed al memore piano
Gli occhi avvalla riscosso il Germano 80Da le torri vegliate, e tremò:
Ché un clamor d’irrompente battaglia
Sorge ancor da la trista pianura,
E le azzurre sue luci abbarbaglia 84D’incalzanti coorti il fulgor.
A la cinta de l’ispide mura
Su correte, o progenie di forti!
Qui la muta legione de’ morti 88Qui vi chiama, ed il conscio furor.