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LXXXVI.
A GIUSEPPE GARIBALDI
Te là di Roma su i fumanti spaldi
Alte sorgendo ne la notte oscura
Plaudian pugnante per l’eterne mura
4L’ombre de’ Curzi e Deci, o Garibaldi.
A te de’ petti giovanili e baldi
Sfrenar l’impeto è gioia; a te ventura
Percuoter cento i mille, e la sicura
8Morte con amorosi animi saldi
Abbracciar là sopra il nemico estinto.
Or tu primo a spezzar nostre ritorte
11Corri, sol del tuo nome armato e cinto.
Vola tra i gaudi del periglio, o forte:
Vegga il mondo che mai non fosti vinto
14Né le virtú romane anco son morte.