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164 | juvenilia |
Salve, o mia patria! Ed arida
Stia questa lingua viva,
Se di te mai dimentico
Son dov’io pensi o scriva.
Tuo, santa patria, è l’impeto
Che sale a i carmi da l’acceso cor
E l’acre tedio e il fulgido
96Telo de l’ira e l’elegia d’amor.
Folle censore e stupido
Cantor di vecchie fole
Me chiami pure, o Italia,
La tua diversa prole:
Adulator di trepidi
Liberti e vili sofi io non sarò.
Che se nel reo servizio
104Precipitar co ’l vulgo anch’io dovrò.
Su ’l corpo mio Gliceria
Sparga le care chiome
E ne le insonni tenebre
Chiami il mio vuoto nome,
Immaturo compongami
Del fratel generoso entro l’avel
La madre, ed orbo vagoli
112Il padre infermo entro il deserto ostel.