Del futuro destino e non in tristi 130Sembianti ma venisti
Nel conspetto de’ tuoi securo e franco?
Certo, fero garzon, certo evitasti
Il riso ne’ materni occhi tremante;
E solitario ne la notte inferna 135Rifuggíasi il tuo sguardo. Ecco, e l’interna
Larva già fuor di te sorge e d’avante
Sgombra le care viste e i pensier casti.
Ma dal suol che di tue vene bagnasti
La mente aborre, e teco dolorosa 140Ne la pace postrema si riposa.
Salve: o che piú sereno aër tu miri
Poi che di Lete infuso a le bell’acque
Dal rio dormente i dolci oblii bevesti,
O ver che giovinetta ombra t’aggiri 145Tra i magnanimi antichi a cui non spiacque
I giorni ricusare ignavi e mesti,
O che tu vaghi ancor sotto i celesti
Templi solingo ed a me intorno voli
Entro quest’aura che gemendo spira, 150Salve, o fratello, e mira
I tristi giorni miei come van soli.
Ben io vivrò: ché a me l’anima avvinta
Di piú tenace creta ha la natura,
E officio forse e carità il suade: 155Ma, se dal cor profondo unqua mi cade
La dolce imagin tua triste e secura,