Ove contente a la quïete ed ime
Giaccion le menti, e scherno ahi scherno a l’egra
Gioventude è il desio del raro e i pianti
De la virtude e l’ire; ivi alta l’ombra 75Di morte incombe e i cuor disfatti ingombra.
Tu ’l sai, che nostra terra,
Errando del tuo sdegno in compagnia,
Del sacro suon di libertade empiesti;
Quando venuto in guerra 80Di re, di plebi e di tua stirpe ria
Tanto pe ’l patrio ciel grido mettesti:
Pur si stierono i lenti. Or piú funesti,
O spirito cortese,
Ne si girano i fati; e nulla alta 85Veggo a mia gente che tra via pur cade.
Dunque sempre smarrita
Fia dal suo corso? e in noi sempre viltade
Suo soverchio userà? fien d’ozio offese
Nostre menti in eterno? e veramente 90Persa è la tempra di ciascun valente?
Chi provvede al difetto
Ch’è pur da noi? chi noi d’oblio ravvolti
Di pur rinnovellare or ne fa dono?
Ecco un sacro intelletto 95Ascoso dir, te figurando — I volti
Drizzate al ver: sorga il valor ch’è prono.
Costui che novamente io vi ridóno