Crebbe tra i feri obietti
L’italo ardito spirto;
E, al lungo odio civil pregando fine, 50D’amor sí pure imagini e sí nove
Vide e ritrasse a l’ombra
D’un mirto giovinetto
Che le inchina adorando ogni intelletto.
Lui dal soave inganno 55Destò voce di pianto
Sonando amara su ’l materno fiume.
Ahi, dal turbine infranto
Giacque il bel mirto, e con aperte piume
La colomba d’amore ahi se n’è gita 60Impetrando al suo volo aura piú pura.
Ei per entro l’oscura
Caligine de’ secoli ondeggiante
Rifuggí tra le antiche ombre famose,
Ch’ebbe sé in odio e le presenti cose, 65Ed uscí, nel crepuscolo, gigante.
Ed ombra apparve ei stesso; ombra crucciosa,
Che ad una ad una interroga le tombe
Nel deserto, e le abbraccia ad una ad una;
Fin che dinanzi a lui tra le ruine 70Barbariche e la polve
Fumò il vigor de le virtú latine,
E tutto quel che una ruina involve
Ferí l’aura silente
Di un grido alto e possente. 75Ne l’alta visïone