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114 juvenilia

Disse. E l’udia l’eroe; che da le belle
Isole fortunate ove i concenti
De’ vati ascolta e quanto a’ numi è caro
Chi a la patria versò l’anima grande,
50Venne; ed in sue divine armi lucente
Isfolgorava deïforme. Un sole
Eran armi e sembiante; e come stella
Di Giove che in sereno aere declina,
Pioveagli su le spalle ampie il cimiero
55Flutto di chiome equine. E Omero il vide
Attonito; né piú gli occhi d’Omero
Vider ne i campi d’Argo il dolce sole.

Né se ’n pianse il poeta. Errò mendico
(E avea ne gli occhi la stupenda forma)
60Il suol de i forti elleni; e le cittadi,
Opra di numi, ei non vedea; sí tutte
Di lor sedi erompean le achee cittadi
A l’incontro del vate. Un drappelletto
Di garzoni e fanciulle (avevan bianco
65Il vestimento e lauri in pugno avvolti
De la mistica lana) intorno al vate
Stringeasi con amor: — Vieni, o poeta,
A i nostri numi; e i nostri avi ne canta —
E l’adducean per mano. Egli passava:
70Gli ondeggiavan di popolo le strade;
E le madri accorreano, i pargoletti
Protendendo al poeta. Orava a’ numi
Ne l’entrar de le porte — O dii paterni