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canzone di legnano 1043



VIII.


“Vi sovvien?„ dice Alberto di Giussano:
“Vestiti i sacchi de la penitenza,
Co’ piedi scalzi, con le corde al collo,
Sparsi i capi di cenere, nel fango
75C’inginocchiammo, e tendevam le braccia,
E chiamavam misericordia. Tutti
Lacrimavan, signori e cavalieri,
A lui d’intorno. Ei, dritto, in piedi, presso
Lo scudo imperïal, ci riguardava.
80Muto, col suo dïamantino sguardo.„


IX.


“Vi sovvien,„ dice Alberto di Giussano,
“Che tornando a l’obbrobrio la dimane
Scorgemmo da la via l’imperatrice
Da i cancelli a guardarci? E pe’ i cancelli
85Noi gittammo le croci a lei gridando
— O bionda, o bella imperatrice, o fida,
O pia, mercé, mercé di nostre donne! —
Ella trassesi indietro. Egli c’impose
Porte e muro atterrar de le due cinte
90Tanto ch’ei con schierata oste passasse.„