Qui dove i trivii d’urli e domestico
Marte e di fiaccole notturni ardevano
E insanguinò le spade
40Gelosa libertade,
Di specchi fulgido ecco e di lampade
È il luogo, e gli ozii molce di un popolo
A cui diè il cielo in sorte
44Noia pallida e morte.
Torpe degenere la plebe, e lurida
Ammira gli aurei splendori, ed invida
E vil con mano impronta
48I duri Cresi affronta;
Lieta se a’ nobili tetti d’obbrobrio
Saliron avide le plebee vergini
A ricomprar le fami
52De’ genitori infami.
No, di quel valido sangue, che spiriti
Gentili e rapida virtú ne gli animi
De’ parenti fluiva,
56L’onda ahi piú non è viva.
Sacri a la pubblica salute, estranee
Minacce ed impeti di re fiaccarono:
Plebe altera, de’ grandi
60Prostrâr l’orgoglio e i brandi.