Tu sempre in flebili modi elegiaci,
Lamenti, o Giulio, la cara vergine
Che il fren de’ tuoi pensieri
16Reggea con gli occhi neri.
Oh non continue querele e gemiti
Commise a’ dorici metri Simonide;
Né ogn’or gemé in Valchiusa
20Nostra piú dolce musa,
Sí fra le memori tombe romulee
Destò l’italica speme, e del lauro
Di Gracco ornò la chioma
24Al tribuno di Roma;
E anch’oggi splendidi gli sdegni vivono
Ne’ tardi secoli, spirano i fremiti
De le genti latine,
28Ne le armonie divine.
Deh, se pur prèmeti desio di piangere,
Mira la patria; grave d’obbrobrio
Il nome italo mira;
32E qui piangi e ti adira.
Mira: di barbaro lusso le rigide
Torri si vestono, dove già gl’integri
Petti e le forze e i gravi
36Senni crebber de gli avi.