Fuori stridea per monti e piani il verno
de la barbarie. Rapido saetta
nero vascello, con i venti e un dio
64ch’ulula a poppa,
fuoco saetta ed il furor d’Odino
su le arridenti di due mari a specchio
moli e cittadi a Enosigeo le braccia
68bianche porgenti.
Ahi, ahi! Procella d’ispide polledre
àvare ed unne e cavalier tremendi
sfilano: dietro spigolando allegra
72ride la morte.
Gesú, Gesú! Spalancano la tetra
bocca i sepolcri: a’ venti a’ nembi al sole
piangono rese anch’esse de’ beati
76màrtiri l’ossa.
E quel che avanza il Vínilo barbuto,
ridiscendendo da i castelli immuni,
sparte — reliquie, cenere, deserto —
80con l’alabarda.
Schiavi percossi e dispogliati, a voi
oggi la chiesa, patria, casa, tomba,
unica avanza: qui dimenticate,
84qui non vedete.