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54 | l’ultimo viaggio |
quando il ben fatto remo della nave
ti sia chiamato un distruttor di paglie.
Ed ora il cuore, a quel pensier, gli rise
E disse: Uomo terrestre, ala! non pala!
Ma sia. Ben ora qui fermarla io voglio
nella compatta aridità del suolo.
Un fine ha tutto. In ira a un dio da tempo
io volo foglia a cui s’adira il vento.
E l’altro ancora ad Odisseo parlava:
Chi, donde sei degli uomini? venuto
come, tra noi? Non già per l’aere brullo,
come alcuno dei cigni longicolli,
ma scambiando tra loro i due ginocchi.
Parlami, e narra senza giri il vero.
II
E rispose l’Eroe molto vissuto:
Tutto ti narro senza giri il vero.
Sono, a voi sconosciuti, uomini, anch’essi
mortali sì, ma, come dei, celesti,
che non coi piedi, come i lenti bovi,
vanno, e con la vicenda dei ginocchi,
ma con la spinta delle aeree braccia,
come gli uccelli, ed hanno il color d’aria
sotto sé, vasto. Io vidi viaggiando
sbocciar le stelle fuor del cielo infranto,
sotto questi occhi, e il guidator del Carro
venir con me fischiando ai buoi lontano,
e l’auree rote lievi sbalzar sulla
tremola ghiaia della strada azzurra.