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le memnonidi | 33 |
Ma te non più porterò via, divino
eroe, sul carro, col rotondo scudo
ch’ha suon di tibie, e dolce canta, ai lino:
dall’altra parte tornerò del cielo,
a sera, e te con altri ignudi ignudo
io parerò tenendo un aureo stelo;
un aureo stelo con in cima un astro;
e parerò le vostre esili vite,
come un pastore, con quel mio vincastro:
un gregge d’ombre, senza i folti velli
color viola. E per le vie muffite
v’udrò stridire come vipistrelli.
La bianca Rupe tu vedrai, dov’ogni
luce tramonta, tu vedrai le Porte
del Sole e il muto popolo dei Sogni.
E giunto alfine sosterai nel Prato
sparso dei gialli fiori della morte,
immortalmente, Achille, affaticato.
Dove dirai: Fossi lassù garzone,
in terra altrui, di povero padrone;
ma pur godessi, al sole ed alla luna,
la dolce vita che ad ognuno è una;