Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
32 | le memnonidi |
lottano in mezzo alle rosate schiume
del lago, e il molle becco è la lor lancia,
e non ferisce sul brocchier di piume.
Guarda le innocue gralle irrequiete,
là, con lo scudo ombelicato e il casco!
negli acquitrini dove voi mietete
lanuginose canne di falasco,
per tetto della casa alta, d’abete.
Ei piange, e vede la mia mano ch’apre
rosea, di monte in monte, usci e cancelli;
apre, toccando lieve i chiavistelli,
alle belanti pecore, alle capre;
anche al fanciullo che la verga toglie,
curva, e si lima i cari occhi col dosso
dell’altra mano: anche al villano scosso
di mezzo ai sogni dall’industre moglie;
anche all’auriga che i cavalli aggioga
al carro asperso ancor del sangue d’ieri,
mentre l’eroe, già stretti gli stinieri,
prende lo scudo per l’argentea soga:
scudo rotondo, di lucente elettro,
grande, con le città, con le capanne,
e greggi e mandre, e corbe d’uva e manne
di spighe, e un re pei solchi, con lo scettro.