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le memnonidi 31

Perché t’amava anch’esso, il tuo fratello
crepuscolare, che poi te protervo
seduto sopra il boccheggiante cervo,
circondava de’ suoi strilli d’uccello.

Or egli è pietra, e ben che nera pietra,
il figlio dell’Aurora ha le sue pene,
ché quando io sorgo, e piango, ei dalle vene
rivibra un pianto come suon di cetra...

forse sospesa a un ramo, quale io credo
d’udire ancora, qui tra i pini e i cedri,
che al primo sbuffo de’ miei due polledri
vibrò chiamando il suo perduto aedo.



IV



E quando io sorgo, le Memnonie gralle
fanno lor giochi, quali intorno un rogo,
non come aurighi con Ferèe cavalle
sbalzanti in alto sotto il lieve giogo,
con la lucida sferza su le spalle;

e né come unti lottatori ignudi
che si serrano a modo di due travi,
e né come aspri pugili coi crudi
cesti allacciati intorno ai pugni gravi;
ma come eroi, con l’aste e con gli scudi.

Quasi al fuoco d’un rogo, al mio barlume
ecco ogni eroe contro un eroe si slancia: