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la cetra d’achille 21




III



    Così le glorie degli eroi consunti
dal rogo, e sé con lor cantava Achille,
desto sol esso degli Achei chiomanti:
ecco, avanti gli stette uno, canuto,
simile in vista a vecchio dio ramingo.
E gli fu presso e gli baciò le mani
terribili. Sbalzò attonito Achille
su, dal suo seggio, e il morto lion rosso
gli raspò con le curve unghie i garretti.
E gli volgeva le parole alate:
     Vecchio, chi sei? donde venuto? Sembri,
sì, nell’aspetto Priamo re, ma regio
non è il mantello che ti para il vento.
Chi ti fu guida nella notte oscura?
Parla, e per filo il tutto narra, o vecchio.
     E gli parlava rispondendo il vecchio:
No, non ti sono io re, splendido Achille;
un dio felice non mi fu l’auriga:
io da me venni. Tutti, anche i custodi
dormono presso il crepitar dei fuochi.
Tu solo vegli; e non udii, venendo,
ch’esili stridi dagli eroi sopiti,
e che un sommesso brulichio dai morti.
E nella sacra notte a me fu guida
un suono, il suono d’una cetra, Achille.



IV



     Lo guardò scuro e gli rispose Achille:
Tu non m’hai detto il caro nome, e donde
vieni e perché. Non forse tu notturno