Pagina:Poemi conviviali (1905).djvu/228

208 la buona novella

più della terra sua, più del suo piano
lunghesso l’Istro, e de’ suoi bovi ch’ora
sdraiati ruminavano pian piano,


e de’ suoi figli ch’attendean l’aurora,
piccoli nella lor nomade cuna,
e del suo plaustro, ch’era sua dimora,


là fermo e nero al lume della luna.



IV



E venne bianco nella notte azzurra
un angelo dal cielo di Giudea,
a nunzïar la pace; e la Suburra


non l’udiva; e nel tempio alto di Rhea
bandì la pace; e non alzò la testa
quell’uomo rosso ai piedi della Dea;


e vide, un fuoco, e disse, pace; e Vesta
ardeva, e le Vestali al focolare
sedeano avvolte nella lor pretesta;


e vide un tempio aperto, e dal sogliare
mormorò, pace; e non l’udì che il vento
che uscì gemendo e portò guerra al mare.


E l’angelo passò candido e lento
per i taciti trivi, e dicea, pace
sopra la terra!... Udì forse un lamento...