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gogo e magog | 189 |
carri che rotolavano dal cono
delle montagne; un subito barrito
d’elefanti; una voce come tuono...
V
Ma meno udian di giorno quel tumulto
lassù; di giorno anche le genti chiuse
ruggìano, e il cibo dividean con l’unghie.
Vaniva il grido di lassù nell’urlo
della lor fame. Era, di giorno, tutto
al sangue, Alan, Aneg, Ageg, Assur,
Thubal, Cephar. Più, nelle notti lunghe,
s’udiva, quando concepìan, nel Yurte,
le loro donne i figli di Mong-U.
VI
La luna andava su per orli gialli
di nubi, in fuga: per l’intatta neve
stavano in cerchio mandre di cavalli:
le teste in dentro, immobili, tra il bianco,
stavano: a ora a ora un nitrir breve,
un improvviso scalpitìo del branco.