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TIBERIO
Discende a notte Claudïo dal monte
Borèo: col vento dalle nubi fuori
rompe la luna e gli balena in fronte,
fuggendo. Egli rimira, a quei bagliori,
Livia e l’infante: intorno vanno frotte
silenziose di gladïatori.
S’ode tra lunghe raffiche interrotte
l’Eurota in fondo mormorar sonoro;
s’ode un vagito. E nella dubbia notte
le nere selve parlano tra loro.
II
Rabbrividendo parlano le selve
di quel vagito tremulo, che a scosse
va tra quel cauto calpestìo di belve.
Sommessamente parlano, commosse
ancor dal vento, che vanì; dal vento
Borea, che le aspreggiò, che le percosse.