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I GEMELLI




     Che sente il fiore cui la molle forza
di vita svolge i petali del boccio?
Quel che sentiva allora la fanciulla,
che si svolgea dal calice più bianca
e più sottile, il collo così lasso,
che lo piegava l’occhio di sua madre.
La neve già struggeva, ma non tutta:
se ne vedeva qua e là sui monti.
Spuntava l’erba, verdicava il salcio,
e ravvenate ora mescean le polle.
Era sui monti, era a bacìo la neve
ancora: ella si fece anche più bianca
e più sottile: un pianto nella casa
sonò: poi, la fanciulla era sparita.

     E il suo gemello la richiese al padre
meditabondo. Egli accennò lontano.
E la richiese alla soletta madre,
che gli sorrise, e lacrimò più tanto.
« Sappi: è nel prato asfòdelo... C’è bello...
Lieta, sebbene senza il suo gemello...
No, non è sola, ma tra un fitto sciame...
Un fiore hanno alla sete ed alla fame...
Sì: tu ci andrai... Sì: la vedrai... tra giorni...
Resta con me! S’ora ci vai, non torni! »