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III
O quale Glauco, ebbro d’oblìo, percosse
la santa madre. E non potè la madre
che pur voleva, sostener nel cuore
quella percossa al volto umile e mesto;
ché da tanti dolori liso il cuore,5
ecco, si ruppe; e ne dovè morire.
E subito il buon demone sorvenne,
e più veloce d’un pensier di madre
ultimo, la soave anima prese,
la sollevò, la portò via lontano,10
e due tre volte la tuffò nel Lete.
E le dicea: «Dimentica per sempre,
anima buona; chè sofferto hai troppo!»
E pose lei nel sommo della terra,
dove è più luce, più beltà; più Dio:15
nel calmo Elisio, donde mai non torna
l’anima al basso, a dolorar la vita.
Ma nel profondo della terra il figlio
precipitò, nel baratro sotterra,
tanto sotterra alla sua tomba, quanto20
erano su la tomba alte le stelle.
E là fu, nella oscurità, travolto