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PREFAZIONE





     Adolfo, il tuo Convito non è terminato. Nel Gennaio del 1895 cominciava, e doveva continuare per ogni mese di quell’anno, in Roma. Come fui chiamato anch’io a far parte di quel “vivo fascio di energie militanti le quali valessero a salvare qualche cosa bella e ideale dalla torbida onda di volgarità che ricopriva omai tutta la terra privilegiata dove Leonardo creò le sue donne imperiose e Michelangelo i suoi eroi indomabili”?

In quel Gennaio cominciavo e in quel Decembre avrei compito il mio quarantesimo anno. Tutte le giornate, dal Gennaio al Decembre, mi si consumavano nell’esercizio del magistero. Avevo veduta una sola volta, e di sfuggita, e distratto da altre debite cure, Roma. Sottili facevo le spese, come par giusto alla nostra madre Italia che povera e trita passi la vita di coloro che le educano e istruiscono gli altri figli, nostri minori fratelli. Ero di quelli che s’erano ritratti “a coltivare” (secondo altre parole del Proemio del Convito) “a coltivare la loro tristezza come un giardino solitario”.