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xc ESIODO

indovinello della Sfinge). Qualche volta la spiegazione non è sicura. Cosí il Senzossa (Ἀνόστεος) non si capisce bene se sia il polpo o il bruco1.

Male per l’intelligenza, bene per l’aria di mistero. Ed è noto che gli orfici ricorrevano al medesimo artificio per accrescere prestigio alle loro dottrine2.

E a proposito di questo atteggiamento d’Esiodo, non sarà superfluo ricordare che un poemetto sulla divinazione (Μαντική) gli veniva attribuito da una tradizione che non sarà poi stata priva d’ogni fondamento.

Ed ora possiamo riprendere la domanda canonica nella critica esiodea: Le Opere e i giorni sono un poemetto organico, oppure una raccolta di canti eterogenei? e questi, di Esiodo o di varii poeti?

La paternità esiodea, eccezion fatta per qualche possibile interpolazione, non mi sembra da revocare in dubbio. E non deve meravigliare la differenza di valor poetico fra le varie parti. Il valore di ciascuna di esse dipende dal vario interesse che i vari argomenti destano nel poeta. E lo scopo didascalico impresso all’insieme del poema, che doveva essere un manuale di condotta pratica ad uso dei paesani, e, specialmente, degli agricoltori di Ascra, lo costringeva ad accoglierne alcuni per sé stessi refrattari alla poesia, e che in ogni caso non suscitavano la sua ispirazione.

Ma si può supporre che l’autore ne riunisse le varie parti con tanto capriccioso disordine?

Io non lo dichiarerei senz’altro impossibile. E richiamerei

  1. I Siciliani dicono che il topo è senz’ossa.
  2. Vedi il bel libro di Vittorio Macchioro, Zagreus, pag. 108 sg.