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PREFAZIONE lxi

reali di príncipi che furono o furono proclamati potentissimi, o addirittura identificati con la divinità, come avveniva un po’ in tutto l’Oriente, furono sostituiti nomi, appunto di Dei. Se pure — ed è anzi piú probabile — questi nomi non furono a loro applicati già durante la vita, come epiteti, che poi, a mano a mano, soverchiarono e sostituirono il vero nome. Di un simile processo non mancano esempii storici. I Faraoni, per meglio affermare l’intima loro relazione col Dio, nei protocolli ufficiali al primo loro nome facevano precedere quello del Dio Horo. Ogni re era concepito come un novello Horo. Ed anche in tempi recenti abbiamo avuto le roi Soleil. E un processo formalmente inverso, ma sostanzialmente identico, riscontriamo nel mondo greco antichissimo, quando troviamo, per esempio, nella schiera dei Numi, Giove-Agamennone, Giove-Anfiarao, Giove-Aristeo, Apollo-Carneo, Posidone-Eretteo, Artemide-Ifigenia.

E, trascorrendo via via gli anni ed i secoli, tutte le creature della mitologia, quale che fosse la loro origine, andavano soggette a quel processo che abbiamo descritto, e, che, massime sul binario principale della antropomorfizzazione, conferiva a tutte un certo carattere di omogeneità, dal quale rimaneva mascherata la originale essenziale eterogeneità irriducibile.

E gl’innumerevoli Dèmoni, e persino le astrazioni, aspirando alla forma umana, acquistavano una concretezza che le faceva scambiare con le creature realmente esistenti. E le figure mostruose derivate da fiere e da fenomeni fisici, rivestendo forme, o in tutto o in parte simili a quelle degli uomini, e facoltà umane, qualitativamente, se pure non quantitativamente, si aggregavano facilmente alla loro schiera. E le figure storiche, via via ingigantendosi, e perdendo insieme la precisione dei contorni, finivano per acquistare un’aria di famiglia con quelle immagini di larve.

Se non che, in mezzo al brulichio di quest’ultime, spora-