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PREFAZIONE xlv

La guerra dura dieci anni. Giove chiama a raccolta gli Dèi, e, per averli amici, promette di conservare a ciascuno di loro i suoi privilegi e gli onori, e di concederne a chi non ne ebbe da Crono (v. 390 sg.). Ma l’aiuto di questi Dèi Cronidi non basta: Giove deve anche ricorrere ai Centímani, debellati e relegati anch’essi (poi vedremo da chi) sotterra (625); e col loro efficacissimo aiuto, riesce infine a debellare per sempre i Titani.

Dopo questa vittoria, Giove, per consiglio di Gea, è proclamato re (883). I Titani sono relegati sotto la terra (717), vicino ad Atlante, e a loro guardia son posti i Centimani, Gia, Cotto e Briareo, «guardiani fedelissimi dell’Egioco Giove». —

Ed ora, cerchiamo di precisare. Chi sono propriamente questi Titani che troviamo di fronte a Giove?

Esaminiamo ancora sulla nostra carta sinottica la fila dei Titani. I Centímani, dunque, no, ché sono alleati di Giove. I Ciclopi nemmeno, sono i suoi servi fedeli, e gli fabbricano le armi. Non i figli di Tèmide e Mnemosine, né i tremila Fiumi e le tremila Oceanine, figlie di Oceano e di Tètide. Né Iperione e Teia, né gli astri loro discendenti. E tanto meno i discendenti di Coio e Foibe, Latona madre di Apollo e di Artemide, Asteria, madre di Ecate, che accorre prima al soccorso di Giove, e ne riceve perciò onori quali non ebbe alcuno degli altri Numi. Tutti questi Numi sono alleati dei Cronidi.

Non rimangono dunque in linea che Giapeto e i suoi discendenti: Atlante, Menezio, Prometeo, Epimeteo.

Esiodo narra la storia dei Giapètidi, e ne parla con insolito lusso di particolari. Però, non dice mai esplicitamente che siano essi, in sostanza, i fieri e potenti ed ostinati nemici di Giove.

Non lo dice. Però ci mostra i Giapètidi in continuo con-