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xxxii | ESIODO |
Ma perché poi nella disposizione genealogica, che per la massima parte era lasciata alla sua discrezione, procedeva con evidente parzialità, ponendo il Tartaro fra le primissime essenze, ed assegnando ad Erebo e Notte un posto inferiore?
Prima di tentare una risposta, esaminiamo le altre due prime essenze: Terra ed Eros.
Terra è — dice Esiodo — «la eterna incrollabile sede di tutte le cose».
Eros è «il bellissimo fra i Numi immortali, che dissipa le cure, e in seno a tutti gli uomini e a tutti i Numi doma il pensiero e l’acuto consiglio».
E sta bene. Ma se ora diamo un’occhiata al nostro grafico, ci colpisce una strana anomalia. Mentre a Chaos ed a Terra è assegnata una numerosa progenitura, Tartaro ed Eros rimangono infecondi.
A Tartaro, per dire il vero, è attribuita la generazione di Tifone. Ma questo unico figlio, venuto quando tutti i Numi erano già nati e sistemati, quando Giove aveva già sconfitti i Titani (820 sg.), ha tutta l’aria d’una tarda appiccicatura.
Anche piú strana è l’infecondità d’Eros, Dio della generazione. Veramente, ad un moderno si presenta spontanea la risposta che Amore sia qui concepito come un principio astratto, come l’impulso genetico che spinge a perpetuarsi tutte le creature; sicché, pur non essendo designato padre di nessuna, virtualmente è padre di tutte. Ma anche facilmente si obietta che questa concezione filosofica è moderna, o, per lo meno, piú moderna assai dei tempi d’Esiodo. Esiodo, spirito dei suoi tempi, non trasformava le figure in concetti, bensí i concetti in figure; o, meglio, concepiva tutto sotto specie antropomorfa. Eros, al pari di tutti gli altri Dèmoni, era per lui una creatura antropomorfa, con tutti gli attributi dell’uomo: sicché strana rimane la sua infecondità.
Ora, se si pensa alla possibile ragione di questa anomalia,