Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
xxx | ESIODO |
D’altra parte, non esiste dubbio che l’etimologia di Chaos vada ricercata nella radice cha = essere spalancato (chàsko, chàino). E, a parte le fantasticherie e le aberrazioni dei filosofi, nel greco corrente il vocabolo significò sempre: abisso vacuo immenso. E che Esiodo avesse il senso sicuro di tale significato, si ricava senza dubbio dal verso 740, dove l’immenso spazio tenebroso sotterraneo, nel quale «sono le radici» della Terra, del Tartaro, del Mare, del Cielo, è chiamato chàsma mèga (baratro immane): chàsma è, senza dubbio, un sinonimo di Chaos. E questo, è, insomma, l’immenso vuoto tenebroso.
Vediamo ora il Tartaro. Esso non riesce esplicitamente determinato se non come località. È, abbiamo visto, nei piú profondi anfratti della terra. Tenebra, dunque; e tenebroso (eeròeis) è l’aggettivo che costantemente lo accompagna nella Teogonia. E nell’altro verso già citato, è detto bàratro immane. Dunque, non si vede proprio in che cosa il concetto di Tartaro differisca da quello di Chaos.
Anche quanto al valore etimologico, non può cader dubbio: Tartaros è una reduplicazione o gemmazione della radice tar, che significa sconvolgimento, e, trasferita alle affezioni dell’animo, terrore. Tartaro è il buio e il vuoto primigenio, considerato come generatore di alto terrore.
Prima di venire alle altre due prime essenze, vediamo due esseri che son posti súbito dopo la prima fila, come figli del Chaos: Erebo e Notte.
Il nome Erebo è abbastanza trasparente. È, pigliato di peso, l’aggettivo erebnòs, che vuol dire oscuro. È, anche una volta, il regno delle tenebre. In esso Giove scaglia il ribelle Menezio (514), in esso giacevano i Centímani, prima che Giove li chiamasse in suo aiuto contro i Titani. È, evidentemente, tutta una cosa col Tartaro; e, dunque, ancora col Chaos.