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166 ESIODO

Pag. 56, v. 240. — Per evitare una una lunga sfilata di vocaboli privi in italiano di qualsiasi significato e necessariamente ostici, ho tradotto i nomi delle Nereidi secondo il significato etimologico, quasi sempre assai trasparente. I nomi greci sono: Protó, Eucràte, Saó, Anfitrite, Eudóra, Tètide, Galène, Glauca, Cymotòe, Speió, Talía, Melíte, Eulimène, Agavé, Pasitèa, Erató, Euníche, Dotó, Plotó, Fèrusa, Dynamène, Nesaia, Actìia, Protomèdea, Dóride, Panòpe Galatèa, Ippotóè, Ipponoè, Cymodòche, Cymó, Eióne, Alimède, Glauconòme, Pontopòrea, Leiagòra, Euagòra, Laomèdea, Polynóme, Autonoè, Lysiánassa, Euarne, Psamáthe, Menippa, Nesó, Eupómpe, Themistó, Pronòe, Nemerté.

Pag. 56, v. 259. — Giuradinò, Cosí rendo il greco Εὐάρνη, tenendo conto di un antico scolio secondo il quale il nome sarebbe derivato dal giuramento che faceva chi era scampato dalla burrasca di non tornar piú in mare (ἄρνησις). Il nostro «giuramento da marinaio».

Pag. 57, vv. 281-82. — Crisaore in greco vuol dire spada d’oro.

Pag. 60, v. 350. — Si veda la nota al verso 240. Anche qui non si deve credere che questi nomi siano inventati da Esiodo. Erano nomi di Ninfe protettrici delle varie località. Ed erano quindi numerosissimi. Tremila, dice Esiodo, ma erano certo di piú. E giustissima è l’osservazione che il poeta fa poco piú sotto, a proposito dei fiumi: tutti questi nomi li sa bene «chi ci abita vicino». I nomi greci delle Oceanine sono i seguenti: Peitó, Adméte, Iànthe, Elèttra, Dóride, Prymnò, Urania, Ippó, Clymène, Ròdeia, Calliròe, Zeuxò, Clytíe, Idyiá, Pasitòe, Plexàure, Galaxàure, Dióne, Melòbosis, Thòe, Polidóre, Chercheís, Plutó, Perseís, Iàneira, Acàste, Xànthe, Petràie, Menesthó, Európe, Métis, Eyryinòme, Telestó, Cryseís, Asia Calipsó, Eudòre, Tyche, Anfiró, Ochyroe, Stige.

Pag. 61, v. 384. — Nice (Nike) in greco vuol dire Vittoria, Zèlos ardore, poi emulazione, poi invidia. Crate (Kratos) il potere, Bia la forza. Questi ultimi due stanno sempre con Giove, ossia sono suoi attributi.

Pag. 68, v. 538. — Il ventre del bue era una parte spregiata, si dava ai mendichi (Odissea, 18, 44). Prometeo mette da una parte la carne, chiusa entro la pelle, e sopra il ventre, spregiato; e dall’altra l’ossa, coperte dall’omento, pregiatissimo. E lascia libera scelta a Giove, che cade in trappola. Nel mito c’è una palese intenzione di fronda,