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EOE 127

Ed una certa Dodona è quivi, agli estremi confini,
cui predilesse Giove, l’elesse per suo santuario,
dagli uomini onorato, fondato sul ceppo d’un faggio.
Oracoli di qui, d’ogni specie riportan le genti,
quante, venute qui, consultano il Nume immortale,
quanti con lieti auspici, qui giungono, e recano doni.


lino

Il frammento 192 è citato da uno scoliaste d’Omero (XVIII 570), senza indicazione di provenienza. Ma mi sembra che dovesse appartenere al Catalogo.


192


E Urania partorí figliuolo bellissimo, Lino,
cui, quanti son fra i mortali maestri di cetre e di canti,
nelle carole e nei festini lamentano tutti,
tutti, al principio ed al fine, invocano il nome di Lino.


atalanta

Un papiro pubblicato dalla Società italiana per la ricerca dei papiri greci e latini in Egitto, ci offre una cinquantina di versi che quasi certamente appartennero alle Eoe, e in cui è narrato il mito d’Atalanta. Nei prima quaranta, assai mutilati, si narrano i preparativi della gara, negli ultimi, meglio conservati, la gara stessa. Il pretendente in gara con Atalanta è Ippòmene.


Ed egli, i piedi a corsa veloce spingendo, gittava
il primo pomo; e quella, rivoltasi, a guisa d’Arpía,
lo ghermí. L’altro a terra lasciò cadere il secondo,
ed ebbe la veloce divina Atalanta due pomi.
E presso era alla mèta di già; ma, lanciando anche il terzo,
poté quegli schivare la morte e la livida Parca.
E allor trasse il respiro.