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per quella gara. E allora, concepí solenni disegni
Giove che i nugoli aduna, di produrre gran turbamenti
sopra l’immensa terra, di fare degli uomini grande
sterminio; e fu pretesto che struggere l’alme volesse
dei Seminumi, perché dei Numi i figliuoli piú nozze
stringere non dovesser con gli uomini.
Giove manda sulla terra la sterilità.
E molte frondi belle languivan sugli alberi eccelsi,
cadeano al suolo, i frutti spargevansi a terra, spirando
impetuoso Borea, ché tale era il fato di Giove.
E ribolliva il mare, tremavano tutte le cose,
distrutta era la forza degli uomini, il frutto perduto
andava a Primavera, nei giorni che in grembo alla terra
genera, dopo tre anni che li ebbe concetti, tre figli
il Senzacrini. Ei va per fitti macchioni e per selve,
a Primavera, ché schiva, che aborre ogni umana vestigia,
per balze e per valloni. D’inverno, coperto da mucchi
alti di foglie, il Drago terribile, negro sul dorso,
giace; ma lui, per quanto selvaggio, terribile, immane,
doman gli strali di Giove. Di lui resta l’anima sola,
che svolazzando stride brev’ora sul letto di foglie.
I figli d’Elena.
A Menelao caro a Marte partoriva Ermíone, e, rampollo
di Marte, il valoroso Nicòstrato.
minosse (103)
Ed era il più sovrano di tutti i sovrani mortali,
e sopra molte genti vicine regnava: ché suo
era lo scettro di Giove: con quello imperava su molti.