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791-819 | TEOGONIA | 77 |
del mar, con flutti argentei volgendosi, cade nel mare,
ed uno sprizza giù dalla roccia, a cordoglio dei Numi
grande; ché qual dei Numi che vivono sopra la cima
del nevicato Olimpo, bevuta quell’acqua, spergiura,
795resta senza respiro, sinché tutto un anno trascorra,
né può gustare cibo di nettare piú, né d’ambrosia:
rimane senza trarre respiro né dire parola,
sopra un giaciglio; e dall’alto gli grava un sopore maligno.
Poi, quando un anno sia compiuto, e purgato quel morbo,
800un’altra pena ancora piú grave di questa lo attende:
per nove anni rimane lontan dagli eterni Celesti,
né prende parte ai loro consigli, né ai loro banchetti,
per nove anni compiuti: nel decimo torna di nuovo
alle assemblee dei Numi che fanno soggiorno in Olimpo:
805vollero tale il giuro vetusto su l’acqua di Stige
i Numi; e piomba giú da un luogo tutto aspro di rocce.
E qui le porte sono di marmo e la soglia di bronzo,
immota, sopra lunghe radici piantata, cresciuta
da sé. Dinanzi ad essa, lontano da tutti i Celesti,
810abitano, di là dal Caos tenebroso, i Titani.
Ed, incliti ministri di Giove dall’alto frastuono,
hanno la casa dove d’Ocèano sono le basi,
Cotto con Gía: Briarèo ch’era forte, era bello, lo volle
genero il Dio che scuote la terra, che romba profondo:
815gli die’ sua figlia Cimopolèa, ché l’avesse consorte.