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72 ESIODO 637-671

né della dura contesa mai fine, mai termine c’era,
per questi o quelli: uguale volgea della guerra la sorte. —
Ora, quando ebbero ad essi profferta ogni cosa a dovere,
640il nèttare e l’ambrosia cui ciban gli stessi Celesti,
e a tutti divampò nel seno l’intrepido cuore,
tali parole disse degli uomini il padre e dei Numi:
«Datemi ascolto, o figli fulgenti d’Urano e di Terra,
sí ch’io vi dica quello che il cuore mi detta nel seno.
645Da troppo tempo già combattendo noi stiam faccia a faccia
per il potere, per la vittoria, le intere giornate,
noi, quanti siamo nati da Crono, ed i Numi Titani.
Or voi l’immane vostro vigor, le invincibili mani,
contro i Titani, nella tenzone funesta mostrate,
650grati alla nostra amicizia, per cui, dopo tanto cordoglio,
siete di nuovo alla luce tornati, dall’aspre catene,
dalla caligine fosca terrestre, pel nostro volere».
Disse cosí: rispose cosí l’impeccabile Cotto:
«Ignoto a noi non è quanto dici, o divino: sappiamo
655da noi quanto sugli altri sovrasti di senno e di cuore,
ché tu dal crudo fato schermisci i Beati Immortali.
Ed or, cambiata sorte, di nuovo dai duri legami,
figlio di Crono, qui, contro ogni speranza venimmo.
Con inflessibile cuore, perciò, con sagace consiglio,
660difenderemo il vostro poter nella guerra crudele,
pugnando coi Titani, nel duro furor delle pugne.»

     Disse; e assentirono i Numi datori di beni, all’udire
quelle parole; e assai piú di prima agognava la zuffa
il cuor d’ognuno; e tutti destaron la pugna crudele,
665quel dí, femmine e maschi, Titani, e figliuoli di Crono,
e quei che Giove aveva dall’Erebo tratti alla luce,
terribili, gagliardi, dotati d’immenso vigore:
ché cento mani ad essi balzavano fuor da le spalle,

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