Pagina:Poemi (Esiodo).djvu/185


la guerra fra i cronidi e i titani


     Dunque con Obrïarèo, con Cotto, con Gía, primamente
di collera il padre, li strinse con saldi legami,
ché ne temea la grandezza, la forza stragrande, l’aspetto:
620tutti li spinse sotto la terra dall’ampie contrade.
E stavano essi sotto la terra, fra doglie, fra crucci,
in un’estrema contrada, del mondo ai remoti confini,
da lungo, torturati, col lutto funesto nel cuore.
Ma poi, di Crono il figlio con gli altri Beati d’Olimpo
625figli di Rea chiomabella, che a Crono si strinse d’amore,
per i consigli di Gea, di nuovo li addussero a luce.
Punto per punto quella predisse gli eventi futuri:
che avrebber la vittoria con quelli e la fulgida gloria.

     Ché già da lungo tempo pugnavan, con pene, con doglie,
630di fronte gli uni agli altri, nell’urto di pugne crudeli,
gli Dei Titani, e quanti Numi erano nati da Crono:
dalle scoscese vene dell’Otro i minaci Titani,
e dalle cime d’Olimpo i Numi datori di beni,
cui diede a luce Rea chiomabella, la sposa di Crono.
635Di fronte gli uni agli altri, con animi gravi di bile,
stati eran senza posa, dieci anni continui in lotta;