Cosí, crucciato, il Dio dagli eterni consigli diceva;
e da quel giorno, mai non dimenticando la frode,
agli uomini tapini che vivono sopra la terra,
nati a morire, la forza negò dell’indomito fuoco. 565Ma l’ingannò di Giapèto l’accorto figliuolo, e la vampa
che lunge brilla, a lui furò dell’indomito fuoco,
entro una ferula cava. Nel mezzo del cuore fu morso
Giove che freme dall’alto, di bile fu pieno il suo cuore,
come fra gli uomini vide la vampa che fulge lontano; 570e un male, a trar vendetta del fuoco, creò pei mortali.
Un simulacro plasmò con la terra l’insigne Ambidestro,
simile ad una fanciulla pudica: lo volle il Croníde.
La cinse e l’adornò la Diva occhiglauca Atena,
con una candida veste, sul capo le pose una mitra 575istorïata con le sue mani, stupenda a vederla,
e su la fronte corone le pose Pàllade Atena
di fiori, appena appena spiccati dall’erba fiorente.
E d’oro un dïadema le cinse d’intorno alla fronte,
che avea per lei foggiato l’artefice insigne ambidestro, 580con le sue proprie mani, per far cosa grata al Croníde.
In esso molte fiere scolpite con arte stupenda
erano, molte, quante ne nutrono il mare e la terra:
tante scolpite ne aveva, fulgendone somma bellezza,
meravigliosa; e tutte sembrava che avessero voce. 585Poscia, com’ebbe scolpito quel bello ma tristo malanno,
addusse ov’eran gli altri Celesti e i mortali la donna,
tutta dei fregi ornata d’Atena dagli occhi azzurrini.
E meraviglia colse le genti mortali ed i Numi,
quando l’eccelsa frode funesta agli umani fu vista. 590Da questa derivò delle tenere donne la stirpe,
la razza derivò, la donnesca genía rovinosa,
grande iattura, che vive fra gli uomini nati a morire,
che della povertà compagne non son, ma del lusso.