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xviii ESIODO

di Pausania era ancora adorato, e unto d’olio, e nei giorni festivi ricoperto di lana (X, 24), si vede una creatura vomitata del cielo (Urano) sulla terra, madre di quella come di ogni altra pietra. E non c’è punto bisogno di ricorrere, col Flach (note alla Teogonia), al Moloch dei Fenici: l’origine fisica offre una soddisfacente spiegazione della favola di Urano divoratore e poi rivomitatore dei figli; la quale, divelta dalle sue basi, non offre alcun ragionevole significato.

Altra inesauribile fonte di creature mitologiche è il regno animale. Quasi ogni creatura semovente sembra agli uomini primitivi ciò che dovrebbe sembrare anche a noi, se non la vedessimo con occhi resi stanchi — e, in ultima analisi, ciechi — dall’abitudine: una meraviglia soprannaturale, una creatura demoniaca. Naturalmente, la creatura piú misteriosa è l’uomo; ma perché l’uomo arrivi a meravigliarsi di sé stesso, occorre che impari a ripiegarsi sulla propria coscienza. Prima d’avere assunto questo atteggiamento spirituale, la propria vita gli sembra, come ad ogni bruto, cosa semplice e naturalissima; e strana quella delle altre creature, e meravigliosa; e perciò la concepisce come soprannaturale e demoniaca.

Naturalmente, le creature che prima e piú s’impongono alla sua fantasia sono quelle piú immani, orride, capaci di nuocere: dunque le belve, e tutti i mostri della terra e del mare. Poi, piú o meno, tutti gli altri animali. I quali, se presso taluni popoli, come gli Egiziani, seguitano ad avere una parte preponderante, e ad occupare alti posti nella gerarchia dei Numi, in quasi tutte le religioni lasciano però qualche traccia. Ricordiamo, nel mondo greco, i famosi dèmoni a testa d’asino che si vedono su una notissima pittura murale di Micene, e la Demétra mélaina a testa equina, adorata a Figalia (Paus., 8, 42, 4), il cui tipo persiste nel gruppo statuario di Damophon (Paus., 8, 37, 3-4). Ma soprattutto è significativo il fatto che ad ogni Nume è attribuito quasi emblema un ani-