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213-239 | TEOGONIA | 55 |
(né con alcuno giacque per dar loro vita, l’Ombrosa).
Poi Momo partorí, la sempre dogliosa Miseria,
215l’Espèridi, che cura, di là dall’immenso Oceàno,
hanno degli aurei pomi, degli alberi gravi di frutti,
e le dogliose Moire, che infliggono crudi tormenti,
Atropo, Cloto e Lachesi, che a tutte le genti mortali
il bene, appena a luce venute, compartono e il male,
220e dei trascorsi le pene agli uomini infliggono e ai Numi.
Né dallo sdegno tremendo desistono mai queste Dive,
prima che infliggano a ognuno la pena com’esso ha fallito.
Nèmesi a luce anche die’, cordoglio degli uomini tutti,
la tetra Notte; e a luce poi diede I’Inganno, la Foia,
225la sciagurata Vecchiaia, la Contesa dal cuore animoso.
i figli di contesa
E l’odïosa Contesa generò il cruccioso Travaglio,
l’Oblivïone, la Fame, di lagrime aspersi i Dolori,
le Zuffe, gli Omicidî, le Guerre, le Stragi di genti,
le menzognere Contese, le False Parole, i Contrasti,
230e l’Ingiustizia e l’Ate, che son l’una all’altra parente,
il Giuramento, che spesso cordoglio alle genti mortali
reca, quand’uno giura, ma fede al suo giuro non serba.
i figli di ponto
E Ponto generò Nerèo l’anzïano dei figli,
verace, che non sa menzogna. Lo chiamano il vecchio,
235perché non tesse inganni, né mai la giustizia si scorda
ma a giustizia ha sempre nell’animo e i miti consigli.
Poi, con la Terra misto d’amore, die’ vita all’immane
Taumante, a Forci, a Ceto di guancia vezzosa, a Euribía,
che nel suo seno alberga un cuore piú duro del ferro.