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156-185 TEOGONIA 53

del padre loro all’odio: cbé, come nascevano, tutti
li nascondeva giú nei bàratri bui della Terra,
non li lasciava a luce venire. E dell’opera trista,
godeva Urano, e Terra gemeva, l’immane, che troppo
160era gravata; e un’arte pensò di malevola frode.
Súbito generò del cinerèo ferro l’essenza,
una gran falce estrusse, poi disse ai suoi figli diletti:
disse con animo audace sebbene il suo cuore era triste:
«Figli che a un padre senza pietà generai, se volete
165udirmi, or vendicare potremo gli affronti del padre
vostro, che ai vostri danni rivolse per primo il pensiero».
Cosí disse; ma tutti coglieva terrore, né alcuno
parlava. Il grande Crono fe’ cuore, l'accorto pensiero,
ed alla sacra madre si volse con queste parole:
170«O madre, io ti prometto di compier l’impresa: ad effetto
la recherò: ché nulla del tristo mio padre m’importa:
ché egli ai nostri danni rivolse per primo la mente».
Cosí rispose; e molto la Terra, l’immane, fu lieta.
Ed in agguato allora lo ascose, ed in mano gli pose
175quella dentata falce, l’inganno tramò tutto quanto.
E venne Urano, il grande, recando la notte, e bramoso
d’amor, tutto incombé su la terra, su lei tutto quanto
si stese; ed ecco il figlio, la manca avventò dall’agguato,
ad afferrarlo, impugnò con la destra la falce tremenda,
180lunga, dentata, e al padre d’un colpo recise le coglie,
e dietro sé le gittò nel mare, ché via le portasse.


erinni, giganti, ninfe melie




Né fu che senza effetto gli uscissero quelle di mano;
però che quante lí ne sprizzarono stille di sangue,
le accolse tutte quante la Terra; e col volger degli anni.
185l’Erinni generò tremende, e gl’immani Giganti,