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52 | ESIODO | 127-155 |
125e insieme sede fosse dei Numi del cielo sicura;
e generò gli alti Monti, graditi riposi alle Ninfe,
che Dive sono, ed hanno riparo per valli boscose,
e il Ponto generò, senza gioia d’amor, ch’è un immane
pelago, dove mai non si miete, che gonfia ed infuria.
130Poi, con Urano giaciuta, generò l’Ocèano profondo.
e Coio, Crio, Giapèto, Mnemòsine, Tèmide, Rea,
Iperïone, Tea, l’amabile Tètide, e Febe
dalla ghirlanda d’oro. Dopo essi, il fortissimo Crono
venne alla luce, di scaltro consiglio, fra tutti i figliuoli
135il piú tremendo; e d’ira terribile ardea contro il padre.
Ed i Ciclopi poi generava dal cuore superbo,
Stèrope, Bronte, ed Arge dal cuore fierissimo: il tuono
diedero questi a Giove, foggiarono il folgore. In tutto
erano simili essi agli altri Celesti Immortali,
140ma solamente un occhio avevano in mezzo alla fronte:
ebbero quindi il nome: Ciclòpi; perché solo un occhio
si apriva a lor, di forma rotonda, nel mezzo alla fronte.
Aveano forze immani, nell’opere grande scaltrezza.
Ed altri nacquero anche figliuoli alla Terra e ad Urano,
145Cotto, Gía, Briarèo, figliuoli di somma arroganza.
Ad essi cento mani spuntavan dagli òmeri fuori,
indomabili, immani, cinquanta crescevano teste
fuor dalle spalle a ciascuno, sovresse le membra massicce;
e senza fine gagliarda la forza su l’orrido aspetto.
150E quanti erano nati terribili figli d’Urano
e della Terra, tanti fatti erano segno, nascendo,