poi v’infondesse, e forma di vergine amabile e bella,
pari alle Dive immortali le desse; ed Atena, maestra
d’ogni lavoro a lei fosse, di stare all’industre telaio; 65ed Afrodite, a lei sul capo infondesse la grazia,
la tormentosa brama, le languide pene d’amore;
e l’argicída Ermète, che l’anime guida, dispose
che in lei mente infondesse di cagna, e costumi di frode.
Disse; e ubbidirono tutti di Crono al possente figliuolo. 70Sùbito il Nume ambidestro famoso foggiò dalla terra,
come voleva il Croníde, la forma di vergine bella;
la cinse, l’adornò la Diva dagli occhi azzurrini;
le dive Grazie, e, Dea veneranda, Suada, monili
d’oro alle membra intorno le strinsero; l’Ore dai vaghi 75crini, le cinser la fronte coi fiori che dà Primavera;
Pàllade Atena tutti dispose in bell’ordine i doni;
e il Nume ch’Argo uccise, che l’anime guida, nel petto
menzogne e furbi detti le infuse e costumi di frode,
per volontà di Giove che tuona profondo; e facondia 80l’araldo dei Celesti le diede. E chiamò questa donna
Pandòra; perché quanti Celesti han soggiorno in Olimpo,
a lei diedero un dono che fosse cordoglio ai mortali.
Compiuto or questo inganno sottil, senza scampo, il Croníde
mandò l’araldo pronto dei Numi, l’insigne Argicída, 85a Epimetèo, ché il dono gli offrisse; né quegli ricordo
ebbe che Prometèo predetto gli aveva che doni
non accettasse mai dal Sire d’Olimpo, ma invece
li respingesse: ché poi, non toccassero danni ai mortali:
l’accolse; e poi comprese che aveva accattato il malanno. 90Ché pria vivean le stirpi degli uomini sopra la terra,
dai mali immuni, senza gravosi travagli, lontano
dai tormentosi morbi che gli uomini adducono a morte:
ché, tra i malanni, presto vecchiaia colpisce i mortali.
Ma quella femmina il grande coperchio del doglio dischiuse,