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PREFAZIONE cix

idealizzatrice, che la faceva sboccare in un carattere generico, e fosse pur sublime, per osservare la vita, ed esprimere il vero individuale. Ma mentre tutte le forme si avvicinano a questo nuovo ideale per gradi congiunti, le figurine di Tanagra lo realizzano di colpo, ed esclusivamente. Il genio della stirpe, dopo una lenta germinazione, le cui fasi sono per noi ignote, e forse, oramai distrutte, riprende il suo cammino sopra il solco nativo. E questa tarda fioritura conferma così il carattere che sembra si possa attribuire alle antichissime manifestazioni dell’arte beota.

E un altr’ordine di monunenti credo si possa ricordare a proposito della poesia esiodea: e cioè le figurazioni ceramiche trovate a Tebe nel tempio di Diòniso Cabirio1. Pare che appartengano anch’esse al principio del sec. IV (io le crederei anche un po’ anteriori, ma è una impressione). E se nella tecnica presentano la medesima scioltezza e il medesimo senso della realtà rilevate nelle statue del tempio di Apollo Ptoo, dimostrano poi un senso straordinario di grosso umorismo contadinesco, che investe cosí la vita quotidiana (danze, banchetti, cacce, processioni) quanto, e piú, la vita eroica e la vita dei Numi.

Gli stessi caratteri, su per giú, che improntano la superstite poesia esiodea.


  1. Pubblicate nelle Athenische Mitteilungen, 1887, p. 269, e 1888, pag. 81, 87, 412 sg.