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PREFAZIONE | ciii |
ressare, e che qualche volta, chi sa, potrebbe anche essergli stata suggerita.
E allora, certi argomenti lo interessavano poco, come, forse, le Eoe, certi di piú, come la Teogonia, certi coincidevano con la sua vera profonda sensibilità artistica, come Le Opere e i giorni. E qui il vento dell’ispirazione armonizzava i suoi versi, imprimeva in essi l’arcana virtú onde riuscirono ad attraversare i secoli. Negli altri illanguidiva via via con lo scemare dell’interesse. Onde la mancanza di fàscino, che riuscirebbe cosí spiegata senza ricorrere alla ipotesi della diversa paternità. Se non ci fosse la documentazione, chi mai, leggendo certi racconti o certe commediole del Cervantes, potrebbe crederle del medesimo poeta che ideò e scrisse il Don Chisciotte?
A parte la questione della paternità, tutti questi poemetti presentano alcuni tratti comuni — quasi tutti esemplificati in ciascuno di essi, in parte anche nei frammenti, che imprimono a tutti un’aria di parentela, e, dunque, caratterizzano l’antica poesia della Beozia. E sono, riassumendo:
A) Nel lato negativo:
Disinteresse per la massa dei miti achei, che si rivela nella omissione o nella stanchezza della trattazione.
Disinteresse per gli splendori della vita achea dipinta nei poemi d’Omero.
Disinteresse per le belle fantasie, e non eccessivo interesse per la bellezza in genere.
B) Nel lato positivo:
Visibile interesse per un gruppo di miti che sembrerebbero gravitare intorno ad una famosa dinastia — dei Giapètidi — , e per altri miti in parte uniti alla leggenda dei Giapètidi, ma