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il corsaro 89



VI.

 Lunghi intanto, increscevoli, ansïosi,
E ognor così, sul misero Corrado
Il dì, e la notte alternansi; ma un’alma
Serba ei maggior d’ogni spavento; e vede
Questi passar di dubbio, e di timore
Orridi istanti, e non ne trema; e pensa
Ch’ogni ora che s’avvanza, più che morte
Recargli anco potrìa; pensa ch’ogn’Eco,
Fra quelle vôlte risonante, è forse
Eco di piè cui seguitare ei debba
Là, dove sorge il palo, o suo reo capo
La scure attende; pensa ch’ogni voce
Che l’orecchio suo fere, ultima voce
Fors’è ch’a udir gli resta.... e non ne trema!
Feroce, altier, non sa morir d’affanno,
Sen’ strugge a poco a poco, e silenzioso
Pugna in tanto conflitto, aspro più assai
Di quant’altri sostenne. Ira di strage,
Furore di tempesta, inerte un solo
Pensier non lascia; ma così in catene,
In tanto negra solitudin, preda
D’ogni crudele fantasìa, coll’occhio
Sul palpito del cor fiso mai sempre,