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il corsaro | 81 |
III.
Tramonta il Sole; da l’eccelso faro
Medora il scerne, e col mancar del raggio
Sente mancarsi il cor, omai più negro
De la notte che sorge. In cielo apparve
Il terzo giorno, e il terzo giorno è spento,
Ed ei non torna, e messaggier non giugne!
Infido! Lieve, ma propizio il vento
Spirò pur sempre, non mugghiò tempesta,
Ritornò Anselmo, ed unica novella
Fu, che nol vide; ed, ahi! perchè pur questo
Legno ei non attendea? Qual è crudele
Or fora la sua sorte; ma diversa
Ben anco esser potrìa! Più fresca intanto
Soffia la brezza; tutto il dì sedéo
Tristamente la donna appo la torre,
Sul mar cercando la sperata vela;
A mezzo è notte; impazïente balza,
Di là si strappa, corre al lido, e quivi
Stupida quasi pel’ dolor s’aggira;
Bagna l’onda il suo piè, bagna il suo manto;
Non la vede Medora, e non la fredda
Spuma ne sente, che ben altro il core
Gelo le stringe, e da quell’ansia nasce