L’are per lui più non vi fumin! L’ombre
Scendon dai monti rapide, e il glorioso
Tuo golfo inconquistata Salamina,
Baciano, e cogli azzurri archi, nei vasti
Seni d’intensa porpora dipinti,
Scontrano il raggio tenero; le vette
Vario-tinte, ripetono de l’etra
I color tutti, ed il corso lïeto
Segnan de l’astro, che velato omai
Da la terra, e dal mar, par ch’a riposo
Dietro al ciglion di Delfo suo s’asconda.
E così, ma più squallido, volgeva
Il suo sguardo sul vespero cui vide
Ultimo, o Atene! il tuo più saggio;1 oh, come
I tuoi figli migliori, lo cadente
Mirava allor che del tradito Sofo
I dì chiudea!. .. Non anco, deh, non anco!
Posa sul colle il Sol, l’ora di morte
Preziosa, pende ancor, ma la sua luce
Su le pupille agonizzanti è fosca,
E negre son le sì vivaci un tempo
Tinte de la montagna. Tenebrìa
È sulla terra, su l’amabil terra
Ch’accigliato non mai scórse cotanto
Di Febo il volto; ahimè! pria ch’ei scendesse