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il corsaro | 67 |
Prostrate invidian di Corrado il sonno,
Ed aggrezzate ai tentennati capi
Fan dei petti sostegno in su la soglia,
Finchè stese le membra neghittose
Obblìan lor cura, e quando vien la bella,
Ergon le fronti a salutar la gemma,
Non pur chiedendo, chi, e perchè l’arrechi.
XIII.
Mira Corrado attonita, ed » oh, come,
» Dice, securo fia ch’ei così dorma,
» Mentre per sua trista cagion tant’occhi
» Ora veglian nel pianto, e senza posa
» Qui s’aggirano i miei? Deh! quale incanto
» A me il rende sì caro! I giorni miei
» Egli serbava, e le dolci compagne
» Allor da morte, e da dolor più crudo
» Forse di morte.... Ed or, che val?.... ma rotto
» De l’infelice è il sonno.... udiam.... sospira....
» Scuotesi.... è desto!....»
Erge colui la fronte,
E pel’ baglior che d’improvviso il fere,
Mal sa se veglj, e vegga. Ambo le mani
Solleva, e l’aspro suon di sue catene