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il corsaro 37

Sul cor si posa, e dolcemente al cielo
Poi la solleva; e quinci l’onde mira,
E scorge quindi la candida vela.....
E più non osa rimirar, ma volge
L’egro sguardo a la porta, ed » ahi Corrado!
» Sclama,.... sogno non è!.... me desolata!

XVI.

Di balzo, in balzo giù, precipitoso
Scende il fosco Corrado, e non si volge
A tergo mai, chè sfugge anzi del monte,
Per ogni via più breve, i giri, d’onde
Scorger potrìa la solitaria, e cara
Abitatrice della vetta, prima
Che salutollo ognor, che dai periglj
Reduce venne, astro dal vago raggio
Maninconioso, a cui l’errante prora
Drizzava ognor, e ch’or, ahi! più non lice
Né rimirar, nè rammentar pur anco,
Perchè il piè non s’arresti in sul dirupo
Di sua ruina. Ei ben sostar vorrìa,
E al fato quasi abbandonar suoi giorni,
E i suoi disegni al mar.. .. No, invitto Duce
Impietosir ben può a femmineo duolo,